Gli sbarchi in Borsa di aziende che sfruttano le nuove tecnologie per creare nuovi business continuano ad andare a ruba, ma non è una riedizione dell’euforia irrazionale di 20 anni fa
Il Financial Times di venerdì 11 dicembre dava in prima pagina la notizia dell’ennesima Ipo col botto del 2020, quella di Airnb, schizzata del 135% nel primo giorno di quotazione a Wall Street, accompagnandola con l’allarme su una nuova possibile bolla simile a quella di Internet montata nel 1999. Il giornale della City supporta la tesi con pareri di diversi ‘guru’ che elencano le similitudini con i prezzi folli delle dot-com di oltre 20 anni fa, completamente sganciati dai fondamentali, ma fortunatamente cita anche esponenti di grandi case di investimento che all’opposto spiegano che il paragone è completamente sbagliato e che gli investitori cercano nelle Ipo di aziende che sfruttano le nuove tecnologie la diversificazione di portafogli molto concentrati su pochi grandi titoli. Il caso di Airbnb è esemplare di come l’utilizzo delle piattaforme tecnologiche abbia consentito a un business decisamente da old economy, che ha una storia millenaria, come quello dell’ospitalità, di superare lo shock della pandemia, dopo un primo impatto violentissimo, grazie al riposizionamento dell’offerta, cosa non possibile ai grandi operatori tradizionali, come mostra bene il grafico qui sotto.
SPESA USA PER SERVIZI ALBERGHIERI AIRBNB VERSO GRANDI CATENE DI HOTEL TRADIZIONALI
Fonte:www.investing.com
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