La paura del No Deal aumenta giorno dopo giorno in quanto le parti restano ancora lontani sui tre temi da sempre contrastati: l’Irlanda, la pesca e le relazioni commerciali.


Inizia la riunione del Consiglio europeo che tra oggi e domani affronterà alcuni tempi scottanti come la crisi pandemica, il cambiamento climatico con i progressi verso gli obiettivi di neutralità 2050 e soprattutto il tema della Brexit.

Scade oggi il termine dei negoziati tra Unione europea e Regno Unito per un’uscita con accordo di quest’ultimo dalla UE anche se le parti hanno già acconsentito di proseguire le trattative fino alla data ultima del 31 dicembre quando scadrà l’anno di transizione e scatterà il ‘divorzio’.

I governi dell’Unione europea dovrebbero chiedere al negoziatore Barnier di affrettare i tempi del negoziato dopo aver preso atto che i progressi ottenuti non sono sufficienti. Inoltre, la UE chiederà al Regno Unito di applicare integralmente l’accordo di recesso già minacciato dall’approvazione dello UK Internal Market Bill.

I nodi per l’accordo sulla Brexit

La paura del No Deal aumenta giorno dopo giorno in quanto le parti restano ancora lontani sui tre temi da sempre contrastati: l’Irlanda, la pesca e le relazioni commerciali.

La frontiera irlandese rappresenta ancora un punto sul quale le parti non trovano l’accordo, soprattutto dopo l’approvazione dell’Internal Market Bill, fatto approvare da Johnson in Parlamento.

Sul nodo della pesca, la Francia guida la posizione della UE che vuole mantenere i privilegi esistenti.

Sulle relazioni commerciali, l’Unione europea resta ferma sulla pretesa dell’accettazione di una serie di vincoli per mantenere relazioni commerciali privilegiate da parte del Regno Unito, recependo regolamenti e direttive comunitarie in materia commerciale e soprattutto una disciplina sugli aiuti di Stato che limiterebbero la sovranità di Londra.

Inoltre, da Bloomberg scrivono che un nuovo fronte potrebbe essere aperto dalla volontà del governo britannico di estromettere le società straniere dalla gestione di imprese strategiche per l’economia.

Possibilità di accordo secondo Goldman Sachs

Le possibilità di un accordo, dunque, sembrano sfumare e il capo negoziatore europeo Michel Barnier ha ribadito che serve un accordo, “ma non sarà ad ogni costo”.

Posizione ribadita anche dal Premier italiano, Giuseppe Conte, mentre tenta di mediare la Cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale ha affermato che “l’Ue è unita nel tentativo di raggiungere un accordo”, ma ha ammesso che “dobbiamo anche prepararci al caso in cui non ci sarà accordo”.

Secondo Goldman Sachs (NYSE:GS), un accordo potrebbe arrivare nel mese di novembre. “Né la scadenza del 15 ottobre, né quella del 31 ottobre della Commissione europea costituiscono un duro stop alle negoziazioni per la Brexit”, spiega l’analista di Goldman Sven Jari Stehn in una nota ai clienti.

Se “il Consiglio europeo di questa settimana potrebbe essere caratterizzato da un’ulteriore dose di dramma politico”, aggiunge Stehn, “pensiamo che la probabilità percepita di un ‘no deal’ persisterà per tutto il corso del mese di ottobre. Ma il nostro punto di vista principale rimane che un accordo commerciale ‘sottile’ sarà probabilmente raggiunto all’inizio di novembre”.

 

 

 

 

Fonte:www.investing.com