In vista del 2021 l’investitore può puntare sulla ripartenza del ciclo, e guardando più lontano sui megatrend accelerati dal virus. Intanto diventa sempre più attraente l’Asia, con la Cina meta obbligata

 

Allora, nelle prime due settimane di novembre lo S&P 500 ha portato a casa un guadagno che ha sfiorato il 10%, praticamente quello che verrebbe considerato un buon risultato sulla distanza di un intero anno. Poi nella terza ha lasciato sul terreno meno del 2%, forse qualche presa di profitto ci stava. Per l’europeo Stoxx 600 è andata ancora meglio, con un rialzo di quasi il 14% da inizio mese, anche se c’è da dire che a differenza dell’indice di Wall Street non viaggia a ridosso dei massimi di sempre. Sembrerebbe che il mercato stia tirando un po’ il fiato, ma la prospettiva di un rally finale del 2020 resti abbastanza intatta. Sicuramente l’ottimismo sul vaccino in arrivo ha avuto un ruolo, sia nella spinta al rialzo che nella pausa seguita, nel momento in cui ci si è resi conto che non è ancora arrivato e disponibile in farmacia. Ma il mercato ha la vista molto più lunga del virus, e soprattutto in America sta cominciando a prezzare uno scenario decisamente favorevole, fatto di economia in ripartenza, di utili societari che continuano a battere regolarmente le attese e di una politica che dopo le elezioni sembra proprio non in grado di mettersi di traverso con scelte radicali in materia fiscale o regolatoria.

DEM INDEBOLITI AL CONGRESSO

Come scritto ‘a caldo’ su Financialounge.com, alle elezioni del 3 novembre ha perso sicuramente l’ala più estrema del partito democratico, che ha la faccia della speaker della Camera Nancy Pelosi e dei ‘socialisti’ Dem. I risultati del voto per la Camera dei Rappresentanti e di quello per i governatori confermano: i Blu perdono 10 deputati e si ritrovano con una maggioranza risicata di 222 mentre i Rossi ne guadagnano 12 e salgono a 209. Stesso discorso per i governatori con i Rep che hanno sottratto ai Dem uno degli undici posti in palio. Il quadro si completerà il 5 gennaio con i ballottaggi per il Senato in Georgia, che potrebbero, e secondo molti osservatori dovrebbero, confermare la maggioranza Repubblicana. Tra due anni si vota per il governo di molti Stati e per la maggioranza dei seggi alla Camera, e si sta ragionando sull’ipotesi di un Congresso tutto Repubblicano con un presidente Democratico, vale a dire un governo del ‘sano compromesso’.

 

 

Fonte:www.investing.com