L’obiettivo della crescita sostenibile nel lungo termine richiede di prendersi rischi razionali nel breve. La strategia del premier italiano non è molto diversa da quella dei grandi asset manager
A lezione di gestione del rischio dal Professor Mario Draghi. Diversi media hanno “letto” la riapertura graduale annunciata dal premier venerdì 16 aprile come un cedimento alle pressioni dei settori più penalizzati dai lockdown, a cominciare da ristoratori e operatori del tempo libero. In realtà la svolta dell’ex capo della BCE può essere analizzata infilando gli occhiali dell’asset manager, ruolo che alla fine è più o meno lo stesso, si tratti di gestire i risparmi o il governo di un paese, con l’obiettivo di aumentare il benessere del “cliente”, si tratti di un fondo pensione o di un’intera comunità nazionale. Dove vede il rischio principale il presidente del Consiglio? Nella crescita, o meglio nell’eventualità che non riparta abbastanza robusta e soprattutto sostenibile. Le risorse disponibili vanno impiegate senza risparmio per evitare questo rischio.
NESSUN RISCHIO NEL DEBITO ELEVATO
Dove Draghi il rischio proprio non lo vede è nel debito pubblico, che da quasi 30 anni è lo spauracchio numero uno di chi occupa Palazzo Chigi. Che possa arrivare al 160% del PIL e anche oltre non lo preoccupa, perché anche qui quello che conta è la sostenibilità, vale a dire il costo, vale a dire gli interessi pagati agli investitori. Se sono a zero o quasi, e lo resteranno per un bel po’ di tempo, il rischio non c’è. E il virus? Qui il rischio ovviamente c’è, ma è ragionevole assumerlo se non si esagera. Con le vaccinazioni che vanno avanti, la pandemia è un rischio di breve termine, come l’inflazione in agguato tanto temuta soprattutto in America.
Fonte:www.investing.com
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