Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha detto che l’OPEC+ si riunirà ora ogni mese per decidere le politiche di produzione oltre gennaio con aumenti mensili non superiori a 500.000 barili al giorno
Compromesso arrivato all’ultimo minuto del meeting tra i paesi produttori di petrolio. Ieri, infatti, i paesi aderenti all’Opec e i loro alleati (non solo la Russia) hanno trovato un accordo sulla produzione di petrolio nei prossimi mesi.
L’Opec+ dunque ha deciso un alleggerimento dei tagli alla produzione decisa nei mesi scorsi per far fronte al calo della domanda arrivata con la pandemia da coronavirus. In particolare, a gennaio produrranno ulteriori 500 mila barili al giorno invece dei previsti 1,9 milioni decisi in precedenza.
In questo modo, l’OPEC+ riduce la produzione di 7,2 milioni di barili al giorno, pari al 7% della domanda globale da gennaio, rispetto agli attuali tagli di 7,7 milioni di barili al giorno.
Si tratta, dunque, di un accordo limitato rispetto alle aspettative precedenti di un prolungamento dei tagli almeno fino a marzo, arrivato sulla scia delle speranze di un arrivo dei vaccini contro il Covid 19 che hanno causato un aumento del prezzo del petrolio e spinto i produttori a rimettere in gioco gli accordi presi.
Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha detto che l’OPEC+ si riunirà ora ogni mese per decidere le politiche di produzione oltre gennaio con aumenti mensili non superiori a 500.000 barili al giorno.
“Questi incontri porteranno un po’ di volatilità al mercato e, cosa importante, renderanno più difficile la copertura per i produttori americani”, spiega Innes di Axi.
“Questa è una buona decisione in quanto ci permette di fermarci, mettere in pausa e rivedere ciò che deve essere fatto per non danneggiare il mercato”, sottolineava Novak, mentre il ministro saudita dell’energia Abdulaziz bin Salman ha aggiunto che “ora abbiamo un accordo che ci consente di cambiare direzione. Dobbiamo affrontare l’incertezza, in fondo è per questo che le banche centrali si incontrano ogni mese”.
Il compromesso ha comunque ottenuto l’effetto di un rialzo del prezzo del greggio, salito sopra i 45 dollari, mentre il Brent sfiora i 50 dollari al barile.
“Hanno raggiunto il compromesso finale”, sottolinea all’agenzia Reuters il capo stratega del mercato Axi, Stephen Innes.
Il cartello, però, “non è riuscito a stabilire una politica per i restanti 11 mesi dell’anno, deludendo le aspettative che l’OPEC avrebbe continuato i tagli esistenti almeno fino a marzo”, aggiunge.
Tuttavia, “l’attuale compromesso è un miglioramento rispetto alle precedenti richieste all’interno dell’organizzazione di aumentare la produzione di 2 milioni di bpd”.
Fonte:www.investing.com
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