Nell’intervista a Financialouge.com, Vincenzo Sagone (Amundi) spiega come anche un investimento “passivo” necessiti di un approccio professionale per centrare l’obiettivo di investimento

 

 

Gli investimenti sono spesso divisi in “attivi” e “passivi”. È la maniera più semplice e immediata, ma non sempre quella giusta. “Noi preferiamo parlare di un approccio attivo o indicizzato”, spiega a Financialounge.com, Vincenzo Sagone, Head of Amundi ETF, Indexing e Smart Beta business unit di Amundi SGR . Anche un investimento “passivo”, quindi, necessita di un approccio professionale per replicare efficacemente la performance di un determinato mercato .

PERCHÉ È SBAGLIATO CONSIDERARE GLI ETF INVESTIMENTI “PASSIVI”?

“Noi abbiamo un orientamento diverso e preferiamo parlare di un approccio attivo rispetto a uno indicizzato. E c’è un’ottima ragione per questo. Se da un lato l’investimento cosiddetto “passivo” non comporta la selezione attiva dei titoli, dall’altro non significa certo il sedersi semplicemente a fare un aperitivo. Che si utilizzi un ETF o un fondo comune d’investimento tradizionale, questi sono sempre gestiti in modo professionale e con grande attenzione alla selezione dei titoli più corretti per rispecchiare al meglio la performance dell’indice. Vi sono molte decisioni da prendere su quali benchmark adottare, se sia necessaria una personalizzazione, come e quando effettuare le negoziazioni e persino aspetti tecnici su come il portafoglio detenga effettivamente le proprie esposizioni. Tutti aspetti sicuramente non passivi.

 

 

 

Fonte:www.investing.com